Si tratta delle lesioni del nervo sciatico comune dal bacino fino al terzo distale della coscia laddove si suddivide in SPI e SPE.
Possono essere causate da un trauma aperto tipo lesioni da taglio o da arma da fuoco oppure da un trauma chiuso che a sua volta può avvenire per un meccanismo eziopatogenetico diretto come nel caso della trazione oppure secondario per compressione o anche lesione iatrogena.
La trazione si può verificare ad esempio nelle fratture del bacino o del femore, più le fratture dell’acetabolo con lussazione posteriore dell’anca.
Vi possono essere anche delle compressioni nel tratto retroacetabolare, degli ematomi o delle ossificazioni oppure dei processi cicatriziali esuberanti o adirrittura dei mezzi di sintesi.
In letteratura la frequenza di associazione dei traumatismi del bacino con lesioni del nervo sciatico oscilla dall’ 8% degli studi di Epstein (1980), al 12 % riportato da Judet-Letournel (1981) fino al 20 % secondo gli studi di Siegel-Gelberman (1991).
Bisogna ricordare anche la possibilità di insorgenza di una paralisi dello sciatico dopo una iniezione (sia come evoluzione immediata che come complicanza cicatriziale esuberante tardiva), nelle manovre chirurgiche in corso di protesizzazione d’anca, oppure nelle osteotomie di anca, così come nella chirurgia del cotile post frattura acetabolare e nella chirurgia delle fratture di femore, anche come lesioni aitrogene dirette. Infine un cenno meritano anche le paralisi dopo allungamenti del femore con fissatori esterni.
Dato assai significativo nelle paralisi di sciatico è la maggior vulnerabilità e minore capacità di recupero dello SPE rispetto allo SPI.
Questo è stato ipotizzato come correlato ad una Teoria vascolare (Hoffmann 1903) che fa risalire le cause ad un minor apporto sanguigno allo SPE, oppure ad una Teoria fascicolare (Sunderland 1953,Lundborg 1988) per la quale vi sarebbero un minor numero e dimensioni dei fascicoli nervosi e maggior contenuto di tessuto connettivo perifascicolare a livello dello SPE rispetto allo SPI.
Infine occorre ricordara anche la Teoria topografica (Sherren1908,Stookey-Scarff 1943) che mette in evidenza come nel terzo superiore della coscia e nel tratto retroacetabolare le fibre dello SPE sono più esposte a traumi diretti : testa femorale lussata, frammenti di acetabolo, bordo osseo incisura ischiatica; inoltre pone l’accento sulla definizione di livello differenziando la lesione intrapelvica da quella extrapelvica retroacetabolare e sull’interessamento prevalente dello SPE sia intra che extrapelvico.
Clinicamente si caratterizzano con una paralisi completa della flessione plantare e della dorsiflessione del piede con conseguente incapacità di mantenere la stazione eretta.
Dal punto di vista diagnostico si utilizza l’ausilio di radiografie, ecografia ed ev RMN locale nonché dell’esame elettromiografico mirato.
Dal punto di vista del trattamento nel caso di lesioni chiuse si attendono i 5-6 mesi dal trauma e di fronte ad un recupero non spontaneo si impone una esplorazione chirurgica del decorso dello sciatico.